Continuiamo con le recensioni dei cortometraggi in concorso al Lucid Dream Festival 2023, questa volta con la categoria Italiani. Una categoria molto importante per incentivare e dare visibilità al cinema fantastico italiano. Una categoria che, insieme alle altre, ci ha permesso di vedere l’interessante lavoro dei nostri connazionali. Anche in questo caso, tutti i cortometraggi ruotano attorno al tema del fantastico, ma ogni artista ne ha fornito la propria particolare interpretazione.
Partiamo!
Lucid Dream Festival 2023: le recensioni dei cortometraggi italiani
Connessi di Daniele Guarnera
Il regista e sound designer Daniele Guarnera, ci mostra il suo ironico punto di vista sulla società iperconnessa in cui viviamo. Cosa succederebbe se i dispositivi a cui affidiamo quasi totalmente la nostra vita avessero dei sentimenti umani? Come reagirebbero ai nostri maltrattamenti? Da questa premessa inizia Connessi. I dispositivi EXELCIA e ANGLE sono innamorati, il loro proprietario però maltratta ANGLE e questo non va giù alla coppia, che in combutta con gli altri dispositivi intelligenti presenti nella casa, progetta la vendetta. I risvolti divertenti di questa commedia, nascondono una riflessione sempre più attuale sul reale significato di “connessione” e sull’inaridimento dei rapporti umani.
Cuore di strega di Marco Baroni
C’è qualcosa nel film di Marco Baroni che ci fa dire: “ecco, ci vorrebbero più prodotti del genere in Italia!”. È vero che le fonti d’ispirazione sono principalmente americane (The Blair Witch Project, La casa), ma nel cortometraggio Cuore di strega, si respira un’atmosfera nostrana. Tutto ha origine da un’intuizione semplice. Un oggetto, in realtà: un fungo dalla forma particolare, soprannominato, per l’appunto, cuore di strega. E su questo fungo, l’autore sviluppa una leggenda che si inserisce in maniera perfetta nel folklore italiano, in mezzo a streghe, streghi e folletti. Il risultato è un giusto mix tra la qualità e il gusto visivo del cinema americano, e la potenza narrativa dei prodotti europei (in particolare quelli italiani). Inoltre, il sottotesto più potente riguarda il tema della discriminazione, argomento importante per Neon. Il film non te lo sbatte in faccia, ti lascia a interrogarti su tutto ciò che non è stato detto o mostrato. Non si tratta di “lanciare il sasso e nascondere la mano”, anzi, si tratta di una modalità matura di affrontare l’argomento, che dovrebbe fare scuola a molte grandi produzioni.
Deerstalker di Stefania Accetulli
Nel cortometraggio di Stefania Accetulli si respira tutto l’amore della regista per la sua terra. Anche se il film vuole inserirsi in una cornice sospesa, fuori dal tempo e fuori dallo spazio (non a caso, la scelta di far recitare in lingua inglese), la location è al centro di questo cortometraggio: la neve, gli animali, i panorami; in ogni inquadratura si percepisce quanto l’autrice si senta a casa. Il corto segue un cacciatore che uccide un cervo, dando origine a una serie di eventi bizzarri e irreversibili. “Questa è una storia semplice ma… non è una storia vera”, in questa frase che apre il film, è racchiusa tutta l’essenza del racconto. La storia inizia effettivamente in maniera semplice, ma poi i punti di vista si sovrappongono, si perde il senso di ciò che è reale, di ciò che è vero. La regista ci trasporta in una dimensione onirica dove la verità perde i propri contorni. Una cosa sola è certa: ciò che è preso, verrà restituito.
Don’t Eat Those Cassatinas di Martin Alan Tranquillini
Se dovessimo riassumere il corto di Martin Alan Tranquillini in due parole sarebbero “delirio inaspettato”. Sì, perché niente nelle premesse della breve storia raccontata dal regista prepara per l’esito di cui si diventa testimoni. Una normalissima conversazione tra un figlio pigro impegnato con i videogiochi e una madre premurosa si trasforma davanti ai nostri occhi nel principio di un’apocalisse zombie. Come avviene il contagio? Proprio attraverso quelle fantomatiche cassatine. Niente di più assurdo e sensato di un dolce tradizionale che infetta e trasforma in una delle creature fondamentali del genere horror.
Don’t Eat Those Cassatinas è un corto ironico e divertente, capace di lasciare quella giusta quantità di angoscia da farti desiderare di vedere di più.
Fine partita di Luca Leone
Il piccolo cortometraggio Fine partita è il primo prodotto diretto dallo sceneggiatore Luca Leone. Il film è stato realizzato grazie alla vittoria Premio Mattador per la migliore sceneggiatura. Nel corto, il sole si è spento. Dall’annuncio degli esperti al momento in cui l’ultimo raggio raggiungerà la terra, passano diversi minuti. Due inquilini obbligati a stare insieme durante questi ultimi istanti di luce, si confrontano su quello che in realtà avrebbero voluto fare. Il film è un piccolo gioiello che, palesando le origini artistiche del regista, trova la sua forza nella sceneggiatura. I dialoghi sono asciutti, ironici e supportati da due attori che arricchiscono il lavoro di Luca Leone con ottime interpretazioni. Finita la visione ci siamo interrogati: dove vorremmo essere in quegli ultimi minuti prima della fine?
GIOIA di Eduardo Castaldo
Gioia è il primo cortometraggio del fotogiornalista Eduardo Castaldo, ma la sua lunga esperienza come fotografo mette in ombra le ingenuità che si commettono solitamente nei debutti. La storia parla dell’incontro tra un uomo e una bambina misteriosa. Un incontro surreale, che dà una svolta imprevista e felice alla vita dell’uomo. La fotografia, comunque non è l’unica cosa interessante del film, anzi. Tutto collabora alla creazione di un ottimo prodotto: la storia ben congegnata, le performance dei tre attori, il golfo di Napoli. Insomma, no, se non l’avessimo letto, non potremmo dire in alcun modo che si tratta di un’opera prima. E adesso non vediamo l’ora di vedere i prossimi lavori di Eduardo Castaldo in veste di regista.
Guardians of Midgard di Fabio Garelli, Shilan Shamil
Dalle prime immagini si percepisce tutta la passione dei due autori per la mitologia norrena. Fabio Garelli e Shilan Shamil confezionano un prodotto affascinante, con una fotografia che strizza l’occhio alle grandi produzioni. E riescono nell’intento senza spostarsi tra le nevi scandinave, ma girando tutto in Romagna. La storia procede per episodi e suggestioni, trattando i miti in maniera un non edulcorata. Il risultato, per chi è a digiuno di mitologia norrena, potrebbe risultare un po’ labirintico e difficile da seguire. Ma questo non rende il prodotto meno suggestivo, anzi, incuriosisce lo spettatore e lo confonde in maniera positiva: finita la visione si ha il desiderio di vedere di più, come se si fosse assaggiato soltanto un piccolo antipasto. Davvero pregevoli i costumi e le scene di combattimento. Insomma, restiamo in attesa del pasto completo, magari alla prossima edizione del Lucid Dream Festival?
Internet Sparito di Matteo Cirillo, Bonolis Bros
Uno dei corti più leggeri e divertenti in concorso. L’attore Matteo Cirillo dirige un film ironico sui social network partendo da una semplice constatazione: le persone hanno smesso di comunicare tra di loro “dal vivo”, prediligendo il medium dei social. Il protagonista della storia, Andrea, decide quindi di darci un taglio e di eliminare il suo profilo online, con conseguenze inaspettate. Il background del regista (e protagonista) si impone con prepotenza, infatti, le performance sono il punto forte del film. Tutti gli attori sono di altissimo livello e sostengono una sceneggiatura semplice ma efficace. Anche l’art department, con la scelta delle location, dei vestiti e dei colori ha svolto un lavoro formidabile, grazie al quale viene evidenziato tutto il surrealismo del film.
L’uovo di Daniele Grassetti
Daniele Grassetti ci porta in un futuro distopico e tecnologicamente avanzato, dove il lavoro è ancora precario, ma il ruolo della donna è un passo avanti rispetto a quello dell’uomo, o almeno pare. I due protagonisti sono una giovane coppia in carriera, lavorano entrambi per un’azienda che produce occhiali smart di ultima generazione. Lei, Chiara, ha appena scoperto di essere incinta e rischia per questo di perdere il lavoro, mentre a lui, Francesco, non è stato rinnovato il contratto. Si trovano così in una situazione contraddittoria, dove rischiano entrambi di rimanere senza lavoro. Per evitare ciò, decidono di sottoporsi a un trattamento sperimentale di gestazione del feto, fuori dal corpo della donna. Il bambino crescerà dentro un uovo, accudito da lui mentre Chiara potrà continuare a lavorare e fare carriera. Al contrario delle apparenze, in questo futuro non c’è spazio per i sentimenti, per la tutela sociale né per la maternità. Anche il processo del concepimento è stato alterato e reso più comodo ai ritmi della vita moderna, meno umani e più asettici. La scelta della location romana come ambientazione rende bene l’idea di città del futuro.
La mano nera di Fabrizio Maddalena
Ah, quanto ci piacciono i film che vanno a pescare dalle nostre credenze popolari! Fabrizio Maddalena assieme a I Teatrabili portano sullo schermo una leggenda della loro infanzia: la mano nera, per l’appunto, che si nascondeva nelle buie cantine dei palazzi. La storia è raccontata proprio come un ricordo, del protagonista che sostiene di averla vista davvero questa mano nera. Il film ci riporta subito alla mente i capolavori del cinema di genere italiano, da La casa dalle finestre che ridono a Non si sevizia un paperino. O, ancora meglio, il recente Il signor Diavolo di Pupi Avati con cui condivide l’intento di raccontare le storie di paura che venivano narrate un tempo davanti al focolare. Un prodotto che, insomma, non cerca di scimmiottare i film horror americani, ma attinge dalla nostra cultura (non solo cinematografica) e crea qualcosa di autentico.
Non siamo in casa di Christian Pezzolato, Matteo Raffaelli
Se avete amato film come The Others, Non siamo in casa fa per voi. Un corto ansiogeno in cui la macchina da presa segue i movimenti di una ragazza incastrata in un loop all’interno della sua casa (sempre che lo sia, sua). Un elemento scandisce il tempo indefinito: una voce maschile che proviene dalla segreteria telefonica e che ripete sempre le solite parole, seguite sempre dal silenzio. Nessuno risponde, nessuno parla e quella casa è sempre di più una prigione, un labirinto.
L’ansia e la paura della protagonista e il dubbio cruciale che ci accompagna nella visione sono i due elementi fondamentali del corto di Christian Pezzolato. Il ritmo incalzante che ci guida verso la risposta alla domanda che ci poniamo dal primo momento lascia addosso un residuo di adrenalina e ansia che non ci abbandona facilmente.
Nostos di Mauro Zingarelli
Il vicitore di questa categoria è un corto che non ha niente da invidiare alle grandi produzioni. In venti minuti Mauro Zingarelli racconta una storia post-apocalittica in cui il bene più prezioso sono diventati i chip e gli altri componenti delle tecnologie del ventunesimo secolo. I protagonisti, un uomo e una ragazza che cercano materiali da barattare per beni di prima necessità, si muovono in uno spazio privo di coordinate che esprime il senso di desolazione della fine del mondo. Ogni figura che incontrano sembra essere fatta della stessa polvere e degli stessi scarti di metallo che torreggiano nelle ambientazioni.
La storia silenziosa dei due cercatori di tesori viene stravolta quando si imbattono nel cimelio di un tempo ormai dimenticato, un oggetto che porta con sé il dolore del passato e che sarà diventa il capro espiatorio per due meravigliose e struggenti interpretazioni. Il tutto in una cornice fotografica incredibile, con una minuziosa attenzione ai dettagli e un finale che ti lascia la voglia di sapere di più.
Script di Piero Cannata
Se vi piacciono i colpi di scena, questo è il corto giusto per voi. L’autore Piero Cannata, ci sorprende con questo divertissement dalle tinte horror. Una specie di scatola cinese in cui due sceneggiatori si rincorrono per concludere una sceneggiatura. Scritto con maestria e ironia, il film intrattiene dal primo all’ultimo frame (proprio fino all’ultimo, non spreca neanche un istante!). È un gioco di incastri ben studiato che, proprio quando si avvicina il momento in cui rischia di diventare didascalico, ti sorprende con un nuovo twist inaspettato. Ma quindi, chi ha scritto la parola fine?
SIR di Maurizio Ravallese
Probabilmente uno dei cortometraggi più maturi presenti in concorso. SIR, di Maurizio Ravallese affronta la tematica dei guaritori, dei curatori di anime. Si tratta di un soggetto poco battuto nel panorama italiano, nonostante sia profondamente radicato nella nostra cultura (chi non ha conosciuto un’anziana guaritrice? O non si è fatto togliere il malocchio da una nonna?). In questo film, Francesco, detto Sir, per l’appunto, è un curatore che però si porta dietro la terribile maledizione di non poter utilizzare i suoi poteri sui propri famigliari. I personaggi del corto sono disegnati con grande maestria: lo stesso Sir è un personaggio molto complesso; semplice, proveniente dalle montagne, ma anche un mistico. Non intellettuale. Verrebbe quasi da descriverlo come un artigiano del sacro. Tutti i personaggi sono resi ancora più tridimensionali dall’utilizzo del dialetto, che conferisce, inoltre, maggior veridicità alla storia. Ci si aspetta quasi di leggere “tratto da una storia vera” da qualche parte. Davvero un lavoro esemplare, che non a caso riceve una menzione speciale dal Lucid Dream Festival.
Strategie di sopravvivenza di Bruno Ugioli, Riccardo Menicatti
Un brevissimo corto con una premessa semplice: la razza umana rischia l’estinzione e c’è bisogno di ripopolare la terra. Così Sara e Teo sono stati selezionati e rinchiusi in un bunker con l’unico obiettivo di riprodursi. L’unico problema è che per Sara è tutto un po’ troppo precipitoso. Inizia così una simpatica scenetta imbarazzata, scandita dalla voce di un’intelligenza artificiale che dà consigli per l’accoppiamento. E se non bastasse l’assurdità della situazione a strappare un sorriso, arriva in soccorso l’interpretazione molto naturale di Roberta Lanave, che interpreta Sara.
Superposition di Gigi Funcis
Superposition è un cortometraggio di fantascienza dal forte impatto sonoro e visivo, spiccano gli effetti speciali e la potenza dell’onda sonora. Un tenente detiene una ragazzina in pessime condizioni in una base militare, ma uno scienziato le darà la possibilità di liberarsi e acquisire straordinari superpoteri. La risoluzione della vicenda porta a uno scontro tra carcerato e carceriere che invoca vendetta. A primo impatto il corto riporta alla mente la serie Stranger Things e lo scontro tra Eleven e suo padre, molti sono i punti in comune. Sottolineo ancora la qualità dell’audio perché notevole, il regista Gigi Funcis con il gruppo Eterea Post Bong Band firmano la colonna sonora del corto.
Una mela al giorno di Simone Vacca
Sin dalle prime inquadrature di Una mela al giorno si capisce che il cortometraggio nasce con l’intento di valorizzare il patrimonio culturale e architettonico del Comune di Casole d’Elsa, dal quale è prodotto. Nello specifico il film ha l’obiettivo di avvicinare i più giovani al ritorno nella terra d’origine di un dipinto del Rustichino. Tutto ruota intorno a una mela, anche questa patrimonio culturale del Comune: la mela casulana. Sarà proprio questo frutto a collegare il XVII secolo, periodo in cui il Rustichino dipingeva la sua opera, al presente, in cui una bambina inizierà a portare una mela al giorno alla nonna malata. Nonostante sia evidente l’intento didattico del cortometraggio, la tenerezza della storia e l’interessante impatto visivo, lo rendono un prodotto destinato a superare i confini territoriali e a essere proiettato in molti altri festival nazionali.