giovedì, Aprile 24, 2025
RecensioniBlood Ties: La Follia Familiare

Blood Ties: La Follia Familiare

Il cortometraggio Blood Ties (Les Liens du Sang), diretto da Hakim Atoui, è un piccolo gioiello che mescola con maestria generi e atmosfere diverse. Oltre a Blood Ties, Atoui ha diretto La première marche (2020), che presenta, così come Blood Ties, elementi legati alla queerness, e Adieu Soleil (2024), corto in cui un’eclissi si prolunga inspiegabilmente.

Sangue e metallo

Due fratelli, Ali e Leila, fanno visita a casa della madre Nadia, appena dimessa dall’ospedale. Entrambi devono parlare di qualcosa di importante. Ma la sorpresa più grande la ricevono loro: la madre vive con Elyo, un robot di assistenza medica dall’aspetto umanoide, programmato per proteggerla. E proteggerla lo farà, a ogni costo. Il pranzo, già carico di tensioni, diventa una polveriera quando vecchie ferite riaffiorano e il confine tra protezione e minaccia si fa sottile.

Un gioco al massacro

Atoui dosa con precisione umorismo nero, disagio e orrore puro/slasher, accompagnando lo spettatore in una spirale senza uscita. Le battute iniziali su Elyo, con la sua presenza inquietante, efficiente e impersonale, lasciano il posto a un clima sempre più claustrofobico. L’aria si fa pesante, le pareti si stringono, la casa diventa una trappola. E quando la tensione esplode, è brutale. Non c’è più nulla di rassicurante in questo mondo domestico: quello che sembrava un confronto familiare si trasforma in un gioco al massacro. L’elemento comico e terribile nasce proprio dai fraintendimenti, generati da un’intelligenza robotica incapace di cogliere le sfumature del linguaggio umano: quando i personaggi si scagliano battute cariche di aggressività, Elyo prende tutto alla lettera, rendendo ogni battuta minacciosa un potenziale atto di violenza. Ti ammazzo, qui, non può più essere un modo di dire.

Legami che stringono troppo

Blood Ties parla di famiglie, di obblighi, di gabbie affettive da cui è impossibile fuggire. Nessuno ne esce vincitore: né la madre, che si aggrappa all’illusione di un supporto infallibile e infinito, dovuto alla sua età e alla sua solitudine, né i figli, impantanati in un rapporto che non riescono né a gestire né a spezzare. Ci sentiamo dalla parte di tutti e di nessuno di loro. Divertente, spietato e surreale, il film ricorda per atmosfere certe opere di Yorgos Lanthimos. Blood Ties è senza redenzione: tutto ciò che può andare storto, va storto. E non potrebbe essere altrimenti.

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