The Dance of the Nain Rouge è un cortometraggio realizzato con AI presentato al Lucid Dream Festival 2025. L’opera, sicuramente interessante dal punto di vista visivo, ci ha colpito però per la sua produzione. Per questo abbiamo deciso di scambiare qualche parola con il regista, Eric Millikin.
The Dance of the Nain Rouge: l’idea
Non mi chiedete perché voglia buttarmi in questo ginepraio, ma voglio provare a spiegarvi di cosa parla questo cortometraggio. Il regista lo definisce un «documentario sperimentale decoloniale su un sogno-danza di demonologia deepfake» e, per quanto la descrizione sia più che esaustiva, richiede qualche spiegazione: il Nain Rouge, o Nano Rosso, fa parte del folklore di Detroit; si tratta di un demone rosso che è stato visto danzare in prossimità delle rivolte vittoriose degli oppressi. È, in breve, un simbolo di rivincita contro il colonialismo.
Ma, come dicevo, l’aspetto sicuramente più interessante del cortometraggio è il modo in cui è stato creato. Sfido chiunque a non rimanere affascinato dalla descrizione del processo fatta dal regista: «il video, la colonna sonora e la voce narrante sono stati creati interamente con sistemi di intelligenza artificiale personalizzati, programmati e addestrati su un vecchio MacBook ricondizionato e hackerato, per ridurre al minimo l’impatto ambientale e massimizzare la lotta di classe».
Un’AI creata per il cortometraggio.
I sistemi di intelligenza artificiale sono poi stati addestrati da Eric Millikin con fotografie di dominio pubblico dell’era vittoriana raffiguranti spiritisti e operai di fabbrica, immagini di danza del XX secolo, fermi immagine di film di fantascienza e horror, oltre a immagini microscopiche di globuli rossi e immagini telescopiche di stelle nane rosse.
Non solo, anche la colonna sonora è stata creata in parte da un’AI addestrata su registrazioni stetoscopiche di organi umani, piante carnivore e funghi, oltre che su onde radio provenienti dallo spazio.
Per concludere pure la narrazione è affidata all’intelligenza artificiale: si tratta di un poema in prosa scritto con il compito preciso di iniziare dalla prima riga di “Il Nain Rouge” tratto da “Miti e leggende delle nostre terre” (1896) e concludersi con l’ultima riga di “Il Nain Rouge” tratto da “Leggende di Le Detroit” (1884). Il testo che si trova nel mezzo è basato su testi che parlano del colore rosso, come ad esempio La maschera della morte rossa di Edgar Allan Poe (ma anche, giustamente, Il Capitale di Marx).
L’impatto dell’AI sulla creatività del regista
Incuriositi dalla follia che si nasconde dietro The Dance of the Nain Rouge, abbiamo deciso di approfondire il rapporto del regista con l’AI, facendogli alcune domande. Le risposte ci hanno fornito un punto di vista ancora più interessante sulla sua arte e sul rapporto tra creatività e intelligenza artificiale.
D: Eri già un filmmaker o è stata l’AI ad aprirti questa strada?
R: Uso l’intelligenza artificiale nella mia arte e nei miei film da quando mio padre mi ha comprato un computer Commodore VIC-20 negli anni ’80. Sono stato molto influenzato da altri artisti che lavoravano con l’AI in quel periodo e prima. Per questo film, sono stato motivato a utilizzare l’intelligenza artificiale per esplorare come le intelligenze non umane possono pensare. Come possiamo spiegare il nostro mondo a una macchina? Ho provato insomma a chiedere a quella macchina di sognare il nostro mondo e poi descrivere i loro sogni a me.
D: Una riflessione molto interessante. Quindi credi che l’AI sia uno strumento destinato a limitare o amplificare la creatività umana?
R: Entrambe! Certamente alcune persone potrebbero usare l’AI con poca o nessuna creatività, mentre altri artisti troveranno modi estremamente creativi. Alcuni artisti creeranno i propri programmi di AI, e alcuni artisti useranno l’AI per creare cose che nessun umano ha mai pensato di creare prima.
Per concludere io non posso che invitarvi a fare un giro nello psichedelico mondo di Eric Millikin, visitando il suo sito. E consigliarvi la visione di The Dance of the Nain Rouge, che vi lascio qua sotto: