mercoledì, Marzo 12, 2025
CinemaIl teatro al cinema? Fa schifo!

Il teatro al cinema? Fa schifo!

Immagina: Traviata, atto III, siamo quasi alla fine, e sull’aria di Violetta abbiamo un primo piano di lei e Alfredo. Entrambi sudati, un quintale di trucco in faccia mezzo colato, l’abito di scena che a vederlo bene, da vicino, sembra un costume di carnevale, e poi, aspetta, ma quel bicchiere è di plastica???

No, non si tratta di errori, è solo che a teatro è normale che il trucco degli attori sia più marcato, che gli abiti sembrino eccessivi e gli arredi finti. Perché lo spettatore è a una distanza tale dal palcoscenico da non accorgersene, e la maggior parte delle volte questi sono proprio stratagemmi per farlo vedere meglio. Ma chiaramente la magia si rompe quando un’inquadratura è così ravvicinata da farci vedere anche i peli del naso di Timur.

Ogni cosa dovrebbe essere rappresentata con i giusti strumenti. Perché allora quando il teatro viene trasportato al cinema deve essere assoggettato al suo linguaggio, e non si adegua invece il mezzo all’opera?

Le differenze tra teatro e cinema

Ma partiamo dalle basi. Le differenze tra teatro e cinema sono lampanti. Il film è registrato e montato e può essere fruito dallo spettatore in qualsiasi momento e luogo. La recitazione è più naturale e intima; la narrazione è più frammentata; può esserci un cambio molto frequente di setting; Le ambientazioni sono reali, ma, allo stesso tempo, si possono creare luoghi magici attraverso l’utilizzo degli effetti speciali. La visione dello spettatore non influisce direttamente il film. Ciò che può accadere, soprattutto in sala, è che il pubblico si influenzi tra sé, magari ridendo alle battute, applaudendo alla fine, o ballando e cantando il Time Warp.

A teatro lo spettacolo invece si svolge dal vivo, in uno spazio fisico condiviso tra attori e spettatori. La recitazione è di solito più enfatica ed espressiva per essere visibile anche a chi siede più lontano. La narrazione è continua; la scenografia è fissa o cambia con interventi manuali; le luci e il suono sono gestiti in diretta. Ciò che avviene in scena è unico e irripetibile, e viene influenzato da tutte le persone presenti, sia dagli attori che dal pubblico. Per quanto si dia piuttosto per scontato l’esistenza della quarta parete, questa può essere abbattuta con facilità. Ed è capitato più di una volta che lo spettacolo venisse interrotto a causa di telefoni che squillavano in sala.

Ciò che avviene in scena, poi, non è che una piccola parte di ciò che accade dietro le quinte. Si tratta di una macchina ben calibrata, formata da moltissime persone, che dopo una serie (a volte infinita) di prove, riesce a portare in scena lo spettacolo.

Il teatro al cinema

Non sto provando a dare un giudizio di qualità, non voglio stabilire se una cosa sia meglio dell’altra. Si tratta di due cose diverse, che sono sopravvissute fino ad oggi perché entrambe valide. Ma è quando si tenta di unirle che casca l’asino.

Non sono assolutamente contraria alla cosa, in realtà. Benché per molti aspetti io viva in un mondo fatato, sono però consapevole che il teatro sia uno spazio elitario, non facilmente accessibile a chiunque. E quindi essendo io per la democratizzazione dell’arte, l’idea di poter vedere al cinema spettacoli che altrimenti avrei perso mi rende molto felice.

Solo che mi domando: è davvero questo il modo giusto di farlo? Sul serio devo andare al cinema – ben consapevole però di guardare uno spettacolo teatrale – per ritrovarmi a vedere un brutto adattamento?

La soluzione

Ciò che trovo sullo schermo è l’asservimento del teatro al cinema, dove il primo piano segue i movimenti degli attori principali per far empatizzare meglio lo spettatore con i protagonisti. Ma ciò che si da per scontato al cinema non funziona allo stesso modo a teatro. Secondo me, per rendere giustizia all’opera teatrale l’inquadratura dovrebbe rimanere fissa, a una distanza predefinita, che permetta di riprendere sempre tutto il palco.

E se pensate che fruire in questo modo lo spettacolo sia noioso vi sbagliate, e, oltretutto, state pure insultando il lavoro del povero regista teatrale. Per non parlare di quello degli attori e degli addetti ai lavori. Che brutte persone che siete…

Se la scena prevede molti spazi vuoti, noi spettatori dobbiamo poterli vedere. Se invece lo spazio viene riempito dal coro e ognuno di loro fa un movimento diverso, voglio avere la possibilità di poter scegliere su chi soffermare lo sguardo. Vorrei non essere sovradeterminata dai tagli di ripresa, grazie.

L’errore sta probabilmente nel credere che non esista un’inquadratura anche a teatro e soprattutto che questa non sia sufficiente a trasmettere emozioni allo spettatore e a trattenere il suo sguardo.

Quindi sì, il teatro al cinema fa schifo, ma la cosa non è senza rimedio. Concludendo, vorrei fare un appello: lasciate al teatro lo spazio che si merita, senza piegarlo a quello che credete sia, sbagliando, il volere dello spettatore.

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