giovedì, Ottobre 10, 2024
CinemaAnna Magnani, Una voce umana

Anna Magnani, Una voce umana

Una piccola biografia della più grande attrice del cinema italiano

Ho visto molti film di Anna Magnani, ma non mi ero mai interessato prima alla sua vita personale. Conoscevo giusto qualche informazione sulle sue origini e sulla sua formazione, ma non molto di più. Forse per questo desiderio di conoscenza più approfondita, ho cercato di conoscerla attraverso le sue interviste, più che tramite articoli e libri scritti da altri. 

Ne so ancora poco, forse perché era una persona davvero complessa. Però l’immagine che mi ero fatto di lei, attraverso le sue interpretazioni, è molto lontana da quella reale. Mi immaginavo una donna determinata e dal carattere forte, ma dotata di un’innata dolcezza, quasi materna. 

Ecco, forte e determinata lo era, dolce e materna no.

La Tempesta Magnani

Non a caso la definivano la tempesta Magnani, l’uragano Magnani. Proprio per il suo carattere indomabile. Fellini disse di lei: «Era difficile che avvicinando Anna per la prima volta, uno si sentisse a proprio agio», disse che non si sapeva mai cosa aspettarsi, non si sapeva cosa potesse dire, o come potesse interromperti bruscamente. 

Però sosteneva anche che una volta conosciuta ci si rendeva conto che forse il suo era un solo un meccanismo di difesa. Lei stessa dichiarò in un’intervista «a volte si morde per la paura d’essere attaccati. La nostra vita non è semplice. Ma l’uragano, cose del genere, sono solo cretinate».

Anna Magnani nel suo studio

Le origini di Anna Magnani

Nasce il 7 marzo del 1908, a Roma. Alcune fonti delle sue biografie hanno riportato a lungo che fosse nata ad Alessandria d’Egitto, ma ha sempre smentito. La voce viene messa in giro perché la madre la affida da piccolissima ai nonni, per poi andarsene in Egitto e costruirsi una nuova vita. Infatti la sua era una famiglia strana, non c’era quel senso di appartenenza e lei ha sofferto molto della mancanza di una figura materna.

Quando comincia a muovere i primi passi nella recitazione, si fa notare subito per il suo talento, nonostante non fosse in linea con i canoni estetici dell’epoca: “uno sgorbietto”, la definì Silvio d’Amico, dopo averla vista alla sua Accademia. Ma lei fu sempre fiera del suo aspetto, e il suo successo fu anche una sorta di rivalsa per tutte le persone con bellezze non canoniche.

Anna Magnani in La fortuna viene dal cielo

Il varietà e la guerra

Negli anni ‘30, inizia subito a lavorare negli spettacoli di rivista, collaborando, tra gli altri, anche con Totò. Nel frattempo comincia anche con piccoli ruoli al cinema (facendo, ad esempio, la cameriera) e guadagna così poco da non  potersi permettere due pasti al giorno.

Nel 1935 Anna Magnani sposa Goffredo Alessandrini, un regista di regime molto poco lungimirante, che pensava che lei fosse molto brava in teatro, ma non come attrice di cinema. In un suo film, Cavalleria (1936), le fa interpretare proprio la soubrette in un varietà. Non le concede neanche un primo piano, forse proprio perché, come già detto, non rispecchia a suo parere i canoni estetici dell’epoca. Ma neanche quelli sociali: non è una donna sottomessa al marito che sta a casa a fare figli per la patria. Tra Magnani e la politica c’è sempre stato un rapporto di indifferenza, era sicuramente vicina all’ideologia antifascista, ma senza mai esporsi. Non a caso nel 1940 si separa da Alessandrini.

Nel 1942, Anna fa un figlio con un attore. Il bambino, dopo diverse diatribe, avrà il suo cognome. Non era abituata a fare la mamma perché lavorava sempre. Durante la guerra, nonostante il figlio piccolo, infatti continua a lavorare, sia al cinema che nei varietà. E dichiarerà di aver scoperto in quel periodo di avere un certo tipo di padronanza: «Ero libera, avevo il coraggio di essere libera in scena». In una di queste riviste gridò proprio «Libertà!» e venne minacciata da alcuni repubblichini che le intimarono di non ripetere quella parola la sera successiva, altrimenti avrebbero fatto saltare in aria il teatro (per dovere di cronaca: non la ripetè).

Roma città aperta (1945)

Roma città aperta e il successo

Nel 1945, quando gira Roma città aperta, Cinecittà è ancora occupata dagli sfollati. Girano con mezzi di fortuna, ma nonostante questo, il film vince il Grand Prix a Cannes e una nomination agli Oscar per la sceneggiatura. Quando le propongono la parte, lei reagisce con entusiasmo. Capisce che era quello il personaggio giusto da portare al cinema, ed era lei a volergli dare il volto, per dimostrare ancora una volta che non serve avere un bel faccino con dei lineamenti regolari per spaccare lo schermo.

Si apre così un nuovo capitolo nel cinema italiano e nella vita di Anna, infatti nasce sul set il connubio artistico e sentimentale con Roberto Rossellini. Lei dichiarerà che Rossellini è il regista con cui ha lavorato meglio, perché parlavano lo stesso linguaggio. Quando lui preparava una scena, questa era proprio come lei l’aveva immaginata.

Il successo continua con L’onorevole Angelina di Zampa, nel 1947. Film rappresentativo di un’epoca in cui le donne avevano appena ottenuto il diritto di voto. In quel periodo, anche grazie a Magnani, si assiste alla nascita di un cinema al femminile, anche se sempre mediato dallo sguardo maschile. Il cinema è ancora dominato dagli uomini. Non a caso, nel L’onorevole Angelina, lei fa una rivoluzione, stravolge tutto, ma poi alla fine decide di tornare a casa, dai suoi figli, per “lasciare spazio a qualcuno di più preparato”.

L’amore, un film dimenticato

Tra tutte le interpretazioni celebri di Anna Magnani, ce n’è una, poco conosciuta, che forse mi ha colpito più di tutte le altre. Si trova nel film L’amore del 1948. Il film è diviso in due episodi Una voce umana, tratto da un dramma di Jean Cocteau, e Il miracolo su un soggetto di Federico Fellini (che compare anche nel ruolo di San Giuseppe). Tra i titoli che dividono i due episodi si può leggere la dedica di Rossellini “questo film è un omaggio all’arte di Anna Magnani”, e mai dedica fu più precisa. 

Infatti, entrambi gli episodi vedono come protagonista Anna Magnani, in due ruoli completamente agli antipodi. Nel primo, Una voce umana, interpreta una donna, altolocata, che attende nella sua camera la telefonata dell’amante. Dalla chiamata, che si interrompe spesso, si capisce che il suo amante la sta lasciando per rimanere con la moglie. C’è solo Anna in scena e la sua interpretazione riempie lo schermo, spesso senza una parola.

L’interpretazione, già magistrale di per sé, si arricchisce con il secondo episodio Il miracolo, dove Magnani interpreta un personaggio completamente diverso: si tratta di una contadina, sempliciotta, che rimane incinta dopo una presunta apparizione di San Giuseppe. I due ruoli le faranno vincere il Nastro d’argento come migliore attrice protagonista.

Se ti interessa scoprire qualcosa di più su questo film, ne parliamo nel secondo episodio del nostro podcast The Neon Picture Show!

L'amore (1948)

La guerra dei vulcani

Oltre a rappresentare una delle più migliori interpretazioni di Anna Magnani, con Una voce umana, sembra di affacciarsi nella vita privata dell’attrice. Sembra che le sue parole siano proprio dirette a Rossellini, che in quel momento iniziava a frequentare Ingrid Bergman. La loro relazione si interrompe con quella che viene chiamata la “guerra dei vulcani”: infatti, quando Rossellini gira Stromboli, la città di Dio (1949), con Ingrid Bergman, lei, forse un po’ per ripicca, accetta di interpretare Vulcano, girato nello stesso periodo in un’isola vicina. 

La rivalità tra le dive sarà su tutti i rotocalchi dell’epoca. Non si parlava di altro, fu uno dei più grandi scandali di cinecittà. Ma nonostante il grande rumore, nessuno dei due film registrò grandi incassi al botteghino. Sulla questione Anna non si esporrà mai pubblicamente. Ma quando poi si ammalerà, l’unica persona che le sarà davvero vicina è Roberto Rossellini.

Il periodo americano e l’Oscar

Luchino Visconti, caro amico di Anna, voleva scritturarla per Ossessione (1943), ma in quel periodo lei era incinta. Ma coglierà l’occasione al balzo nel 1951, con Bellissima. Nella recitazione, dice Visconti, lei è una fonte inesauribile di idee e bisognava fermarla. Ma se si accettava, bisognava poi farle realizzare queste idee a suo piacimento. Anna stessa dichiara: «Se posso fare un paragone, io sono un cavallo al quale non vanno messe briglie. Lasciare che venga fuori da dentro, quello che sento».

Proprio grazie a Bellissima, va a New York per la prima del film e da questo momento inizia a essere conosciuta negli Stati Uniti. Tennessee Williams si innamora artisticamente di lei dopo la visione dell’episodio Il miracolo, in L’amore. Scrive per lei La rosa tatuata e le propone di interpretarla a Broadway, ma lei declina perché non parlava una parola d’inglese all’epoca. Williams decide allora di cedere i diritti per un film, ma con la clausola al produttore che fosse scritturata Anna Magnani. 

Nonostante le grandi difficoltà, non solo linguistiche, ma anche di adattamento ai ritmi frenetici del cinema americano, Magnani accetta il ruolo. La sua interpretazione le fa l’Oscar come migliore attrice protagonista (nel 1956). Inizia così la sua carriera hollywoodiana, non troppo appagante però, perché finisce sempre per interpretare lo stesso ruolo della donna mediterranea. 

Williams scrive un altro film per lei Pelle di Serpente (1960), che interpreta in coppia con Marlon Brando e diretta da Sidney Lumet. In questa occasione si scontra con il method acting dell’actor studio. Dichiarerà che dopo due settimane di prove, le sembra di essere stata a un convegno di psicanalisti e che, quasi certamente, nessuno si ricorderà niente di queste prove («compreso il regista, se Dio vuole!»).

Anna Magnani riceve l'Oscar come migliore attrice

Il ritorno al teatro

Sempre nel 1960, rifiuta il ruolo della madre ne La Ciociara, perché il ruolo della figlia doveva essere interpretato da Sophia Loren, che secondo lei non era adatta a quel ruolo e che non sarebbe stata credibile come sua figlia («e infatti ha fatto la madre!», sottolinea con sarcasmo in un’intervista).

Nel 1962 è il momento di un altro grande film, Mamma Roma, diretto da Pier Paolo Pasolini. Magnani e Pasolini non erano proprio fatti l’una per l’altro. Le loro visioni del cinema erano agli antipodi. In questo caso specifico, lei apprezza molto lo script, che reputava vero e pieno di forza, ma critica il modo di dirigere di Pasolini. Lui una volta sul set le dice «sai, io non amo il realismo». Lei lo guarda con quei suoi occhi penetranti e gli risponde: «Ma allora proprio a me sei venuto a cercare?»

Per queste ragioni forse, il film non ha rappresentato un ritorno alle scene italiane per lei. Si sente delusa dal cinema nostrano e decide quindi di tornare al teatro. Lo fa ne La lupa, con la regia di Zeffirelli, in cui dichiara di essere emozionata e preoccupata come nel suo primo film in America in inglese. Interpreta anche Medea, acclamata da pubblico e critica. 

Gli ultimi film

Non riuscendo a trovare ruoli adatti a lei nel cinema, Anna Magnani tenta la strada della televisione con la miniserie Tre donne (1971) di Alfredo Giannetti. Lei non considerava questi prodotti come televisivi, ma come film, altrimenti difficilmente avrebbe accettato. Infatti uno di questi film, Correva l’anno di grazia 1870, è stato distribuito in un primo momento al cinema. Proprio in questa pellicola, recita accanto a Mastroianni, che dichiarò in seguito di non aver mai avuto i brividi nella sua carriera, se non a fianco di Anna Magnani, che definì l’unica grande attrice del cinema italiano. Questo film viene trasmesso in tv la sera della morte di Anna Magnani, il 26 settembre del 1973.

L’ultima apparizione cinematografica però è in Roma di Federico Fellini nel 1972. In cui fa un piccolo cameo interpretando sé stessa mentre rientra a casa. Trenta secondi scarsi, e un saluto che sembra non solo diretto a Fellini, ma al cinema stesso. 

«Questa signora che rientra a casa, costeggiando il muro dell’antico palazzetto patrizio, è un’attrice romana, Anna Magnani, che potrebbe essere anche un po’ il simbolo della città.»
«Chi so’ io?»
«Una Roma vista come lupa e vestale…»
«Di che?»
«…aristocratica e stracciona. Tetra, buffonesca, potrei continuare fino a domattina.»
«Ah Federì, va’ a dormì, va’!»
«Posso farti una domanda?»
«No. Non me fido. Ciao! Buonanotte!»

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