In occasione del distribuzione della versione restaurata de I misteri del giardino di Compton House, il regista Peter Greenaway parla dello stato di salute del cinema e, come sempre, non è molto lusinghiero.
Peter Greenaway Says Cinema Hasn’t Changed Since Chaplin: ‘It’s Time to Think Big, and Desperately’ https://t.co/D5TQsCPCj0 pic.twitter.com/U4PKmCQjwX
— IndieWire (@IndieWire) December 5, 2022
Il cinema di Peter Greenaway
I misteri del giardino di Compton House usciva nelle sale quarant’anni fa, nel 1982. Il film può essere considerato il primo lungometraggio tradizionale del regista, preceduto soltanto da Le cadute, un mockumentary.
Ne I misteri del giardino di Compton House è evidente il forte legame di Greenaway con l’arte pittorica. Il film infatti procede per quelli che potremmo definire “quadri”, lunghe inquadrature fisse che seguono il lavoro di un pittore a cui sono stati commissionati 12 disegni della Compton House. Proprio questi disegni saranno le prove per ricostruire un delitto che si è consumato nella dimora.
È proprio questo amore per la pittura che ha portato il regista a sperimentare con il mezzo cinematografico. Sono celebri infatti i suoi split screen, o le sue sovrapposizioni di immagini. In un’intervista rilasciata pochi giorni fa a IndieWire, Greenaway ha infatti detto che «la rivoluzione digitale ha permesso alle persone come me di diventare un pittore, in qualche modo. Adesso posso manipolare il singolo frame e l’immagine in una maniera in cui non ho mai potuto e sono grato per questo».
Lo stato del cinema attuale secondo Peter Greenaway
Sempre durante la stessa intervista, Peter Greenaway ha parlato del cinema in generale. Nonostante gli apprezzamenti per il digitale, le sue parole non sono state tra le più gentili per la settima arte: «ho sempre sostenuto che il cinema sia un mezzo davvero conservativo. Se ci pensi, i cambiamenti e le caratteristiche del cinema sono rimaste le stesse dal suo inizio, nel 1985.»
Non è un caso che una sua conferenza fosse intitolata “The cinema is dead, long live cinema“.
«Nonostante l’avvento delle nuove tecnologie, dei nuovi sistemi e delle nuove strategie», continua il regista, «in un certo modo le premesse di Méliès, dei Lumière, di Charlie Chaplin agli inizi del ‘900 non sono molto cambiate, giusto?»